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Lunedì, 12 Ottobre 2015 08:51

Le nostre origini di Carlo Bassani

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Il nostro Club è oggi certamente tra i più dotati della zona: sette campi di cui quattro coperti, con fondi per tutti i gusti, impianti di illuminazione sui tre campi esterni in terra battuta, una segreteria efficiente, istruttori, addetti alla manutenzione e via dicendo. Ma non è sempre stato così, lo sviluppo è stato logicamente graduale e progressivo. Ma come è nato, come si è costituito, quando e con quali mezzi a disposizione? Ripercorrere la sua storia fin dall'inizio può essere certamente istruttivo, oltre che informativo, ed è bene farlo prima che se ne perdano i testimoni. Proprio per questo, invitato a fare questo intervento "storico", lo sto facendo con molto piacere, perché la cosa mi fa tornare a lontani momenti di gioventù e di entusiasmo pionieristico, che è bello, anche se solo per un momento, rivivere. Di fatto, proprio chi scrive ha dato il via alla storia del Club, diffondendo al Personale una circolare datata 5 maggio 1962, nella quale si invitavano gli interessati a dare la loro adesione ad un costituendo Tennis Club. (Tempi decisamente lontani, se, a quanto mi risulta, l'attuale neo-eletto presidente del Club aveva, a quella data, solo pochi mesi di vita). Nella circolare, se ben ricordo, si dava anche notizia di un campo disponibile in località Sangiano, situato nel giardino di una villa di una famiglia milanese che non ne faceva uso ed era disposta ad affittarcelo annualmente. La villa era in una posizione alquanto elevata rispetto al paese e nel mezzo dell'estate non sempre l'acqua della rete idrica arrivava a quella quota, per cui era impossibile bagnare il campo e spesso si giocava in una nuvola di polvere, ma era pur sempre meglio di niente, almeno per cominciare. Inutile dire che la manutenzione era a nostro carico, ed era eseguita dal gruppo direttivo che si era formato: oltre a me, eletto presidente dalla dozzina di soci che avevano immediatamente aderito, si impegnavano con assiduità il mio vice, Bruno Giordani, ed alcuni consiglieri. Il campo era mal ridotto, con le strisce da consolidare e in parte da sostituire, il fondo indurito ed irregolare. Ci si trovava dopo l'orario di lavoro, o il sabato mattina, per lavorare col fresco. A questo campo si aggiunse quasi subito quello di Taino, presso una polveriera in via di dismissione, campo in pieno abbandono, con uno strato di muschio che ne faceva quasi un campo in erba. Rifatto anche quello, con l'impegno tenace degli stessi volontari, (ricordo in particolare Renato Gritti, Antonio Lattanzio e Giorgio Pigozzi, che mi affiancarono tutto il tempo), si passò a sistemare un terzo campo, saltato fuori a Luvinate, anch'esso presso una villa privata, riportato rapidamente in buone condizioni ed utilizzato soprattutto dai soci residenti attorno a Varese. Finalmente arrivarono da Bruxelles i crediti sociali per la costruzione del Club House e relativi campi da tennis (si tratta dei tre in terra battuta): ne discussi a lungo con gli addetti e fissai con loro l'ubicazione sul terreno a disposizione, sollecitandone e seguendone la costruzione. Quando erano quasi ultimati, ritenni ultimato il mio compito e propiziai l'elezione di un mio successore, trasferendo il mio impegno sociale alla costruzione di un campo di calcio in Ispra, tuttora esistente, per consentire l'attività al Club Calcio, che nel frattempo mi aveva voluto presidente. Ma questa è un'altra storia, torniamo al nostro Tennis, di cui sono rimasto da allora socio fedele, trovando, come sempre, poco tempo per giocare, ma facendolo ogni volta con l'entusiasmo e la passione di una volta. Termino queste mie brevi note ricordando come, mentre i campi di Sangiano e di Taino furono abbandonati non appena si ebbe la disponibilità dei tre campi del Club House, il campo di Luvinate continuò ad essere utilizzato da un gruppo di soci e di colleghi che se lo gestirono in proprio fino a poco tempo fa.

 

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Alessandro Rossi

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